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Biografia di Simonide |
Poeta lirico greco
E' poeta ionico di Iuli nell'isola di Ceo, natovi nel 556 a.C. e morto ad Agrigento nel 467-468 a.C.
Visse in pieno splendore greco militare e culturale, ed è tra i più grandi poeti di corte della lirica corale dedicata agli dei ed alla gloria dei tiranni. Davvero in pochi tengono presente quanto riferisce Cicerone su di lui, che "fu il primo, a quanto dicono, ad inventare l'arte della memoria" (De Oratore II, 351).
Il suo carattere ionico è rivelato dal suo stile e dalle sue fini scelte poetiche, nelle forme di elegia, canto conviviale, epigramma, encomio, inno ognuno a volte velato da mestizia, tale da rassomigliarlo a Teognide o al pensiero Sofista ancora da venire.
Ricevuta naturalmente in patria la sua educazione, Simonide si recò presto come maestro di cori nelle terre della Magna Grecia e nella Trinacria. I tradizionali grandi giochi nazionali lo videro acclamato cantore, prima di vincere ancora la gara poetica per inni per la celebrazione dei morti delle Termopili, superando la concorrenza pure di Eschilo; ma ebbe modo di mostrare ancora il suo valore ad Atene verso il 520 alla corte del pisistratide Ipparco; poi dopo la morte di questo andò per invito degli Scopadi a Crannone e degli Alevadi di Larissa, in Tessaglia (514); A Crannone assistette alla disastrosa fine della famiglia degli Scopadi nel momento del governo di Scopa II, per il crollo dell'edificio ove erano riuniti per desinare.
Simonide, unico superstite - il mito dice per intervento divino, dei Dioscuri - commemorò gli ospiti defunti con un genere di poesia a lui molto congeniale: il treno. Si narra che a Simonide fosse stato promessa una somma di denaro qualora fosse riuscito a deliziare il sovrano Scopa ed i suoi commensali con un suo componimento da recitare durante il convivio. Simonide declamò bellissimi versi, ma il capriccioso Scopa volle mostrarsi ingiustamente ingrato, svilendo la composizione e volendo concedere solo metà della somma a priori pattuita. Simonide non fece in tempo ad addolorarsi di ciò in quanto gli venne riferito che due signori lo richiedevano presso l'ingresso della casa di Scopa. Quando Simonide uscì dalla sala da pranzo, il tetto dell'abitazione franò sui rimanenti commensali, uccidendoli
In seguito le vittorie elleniche contro i persiani gli ispirarono in patria canti di celebrazione. Per le battaglie navali di Salamina e dell'Artemisio compose carmi melici, ed anche una elegia per i caduti di Platea. Anche negli agoni ditirambici vinceva ancora, 56 volte; una delle vittorie porta la data del 476 a.C.
Venne poi invitato dai tiranni siciliani Terone e Gerone alle corti di Agrigento e Siracusa aumentando la sua produzione poetica legata sì al passato della tradizione corale, ma sempre aperta ad accogliere le nuove proposte del suo tempo, con finezza e luminosità. Quel poco che rimane della sua vasta produzione spicca per sensibilità verso gli aspetti mesti della vita umana, mai certa della rara serenità donata dagli dei.
Frasi Celebri di Simonide
- Pittura:
- La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla.
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Data creazione biografia:
1 gennaio 1970
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