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Biografia di Otto von Bismarck

Il cancelliere di ferro

Otto von Bismarck

È come se in Germania tutti insieme e all'improvviso, intellettuali e professori, grandi case editrici e terze pagine dei giornali, avessero tacitamente accettato il seguente diktat non si parli d'altro, nei mesi a venire, che di Leopold Eduard Otto von Bismarck (nato nel 1815, a Schönhausen presso Berlino, e morto nel 1898, dopo circa tre decenni di potere assoluto su 70 milioni di tedeschi, a Friedrichsruh, presso Amburgo).
Già, proprio del primo e tanto "ferreo Kanzler" Bismarck, premier dapprima (dal 1802) solo della grande Prussia di Wilheim I.
Poi, dal 1866, dopo l'annessione prussiana d'altri principati, della Confederazione tedesca del nord.
Infine cancelliere e ministro degli Esteri, nonché principe, del Deutsches Reich.

Due studi nuovi di zecca, uno più voluminoso dell'altro, dedicati esclusivamente a vita, opere e personalità di Bismarck, seguiti da più economiche ristampe delle due già canoniche biografie bismarkiane (quella, del 1980, di Lothar Gali - "Bismarck. Il rivoluzionario bianco", ristampata da Ullstein; e quella dell'85 - "il fondatore del Reich" - di Ernst Engelberg). A queste si aggiungono altre tre monumentali monografie, ognuna di due volumi, di recente dedicate da storici del calibro di Nipperdey, Mornmsen e Wehler al fatidico periodo che dal 1850, l'ingresso di Bismarck in politica, porta nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale.
A che cosa si deve tanto effervescente interesse per il fondatore del secondo Reich tedesco?
Non era il patriarca Bismarck, per generazioni di storici liberali (dal suo contemporaneo Theodor Monunsen a Friedrich Meinecke), per intellettuali di diverso colore (da Nietzsche a Burcldiardt sino a Heiririch Mann) e per la sinistra in genere, il prototipo del più bieco e reazionario conservatorismo tedesco? Il simbolo malefico insomma dell'aggressivo militarismo (e dell' antiparlamentarismo e antisemitismo) prussiano che, nel giro di appena 40 anni, sboccò nella prima catastrofe mondiale e, dal 1933, nell'ecatombe del Terzo Reich?
"Bismarck appartiene alle grandi figure del secolo europeo che tramontò con lui. Probabilmente, anzi, è la più grande dell'epoca": attacca cosi la prima biografia ora dedicata dallo storico Christian Graf von Krockow "al più importante statista del XIX secolo", che "trasformò e spostò per sempre i pesi della politica in tutta Europa" garantendo "la pace dal 1871 al '90 e l'ammirazione in tutta Europa per il virtuoso gioco diplomatico".
Un Bismarck, quello presentato da von Krockow, maestro di una saggia"Realpolitik" estera, contraria a ogni avventura coloniale, ma anche "uomo di successo in politica interna, visto che fu Bismarck a iniziare lo sviluppo dello Stato sociale in Germania".
E non basta:
"Le sue "Memorie" e le lettere private", conclude von Krockow, "sono tra le pagine più belle della letteratura tedesca".

Bastano invece le prime pagine, anzi, già il titolo dell'altra biografia bismarkiana, ora pubblicata da Johannes Willms per le edizioni Kindler, per rovesciare completamente il quadro: "Bismarck, il demonio dei tedeschi. Note su una leggenda". Che è poi la leggenda, "montata principalmente dallo stesso Bismarck nelle sue "Memorie"", precisa Willms, del Bismarck "Grande Uomo di Stato" e "Padre dell'unità nazionale". La cui unica, e veramente diabolica opera, sta invece, sostiene Willms, "proprio nell'aver impedito in ogni modo la crescita nazionale e democratica dei tedeschi".
Il solo strumento con cui Bismarck realizzò non gli interessi nazionali, ma quelli del suo Kaiser, fu la categoria, genuinamente bismarckiana, del "ferro e sangue":
"Nella sua fantasia", spiega Wllims, "solo il conflitto armato, la guerra dunque, era portatore di decisioni politiche definitive". E questo schema, riducibile alla coppia "amico-nemico", il tic che, secondo Willms, si ripete in tutti e tre i decenni dell'epoca bismarckiana. "E che segna dunque la continuità", come suona la tesi centrale di Willms, "della storia tedesca da Bismarck a Wilheim, sino a Hitler".
All'interno del Reich, per esempio, dopo aver concesso ai liberali l'unità nazionale, Bismarck negò loro ogni fondamentale libertà civile e politica.

Il Kanzler, infatti, non dipendeva affatto dal voto del Parlamento; al contrario, era il Reichstag soggetto all'arbitrio del Kanzler (che lo sciolse, infatti, più e più volte minacciando anche "colpi di Stato").
Solo dopo la catastrofe del 1918 fu concesso anche ai prussiani l'universale diritto al voto.
Toccò poi ai cattolici e quindi ai socialisti, saggiare l'odio "per i nemici del Reich", come Bismarck battezzò entrambi i gruppi: nei primi quattro mesi del 1875, Bismarck mandò in prigione 241 preti e 241 esponenti cattolici, esiliandone altri 113 e confiscando 20 dei loro giornali.
Per non parlare poi dell'esilio e sistematiche persecuzioni con cui combatti i socialisti. "il Reich", commenta Willms, "era uno Stato militare semifeudale, guidato per decenni da un civile in uniforme: Otto von Bismarck". Che, proprio nei suoi panni da generale (con cui Bismarck si presentava al Parlamento), combinò sin dalla fondazione del Reich il suo più grave errore in politica estera: l'annessione di Alsazia e Lorena.

Qual e il vero BismarcK, il genio di von Krockow od il demone di Willms?
È oscillando tra questi due poli che infuria in Germania il dibattito sull'identikit del patriarca del Reich.



Rudolf Augstein, il fondatore del settimanale "Der Spiegel", è sceso in campo per spezzare una lancia contro le tesi ipercritiche di Willms ed a favore piuttosto "della pragmatica Realpolitik di Bismarck".
Mentre lo storico Volker Ullrich, dalle pagine de "Die Zeit", ha ribattuto accusando von Krockow di esagerato idealismo, e "di proteggere fin troppo il suo "eroe" Bismarck".
Ma come mai oggi, a cent'anni dalla morte di Bismarck, i tedeschi hanno ripreso a discutere tanto accanitamente delle loro origini e dei loro "eroi" nazionali?
"La data in cui comincia il vero confronto critico con Bismarck", risponde Willms, "è quella del 9 novembre 1989". A partire dalla fatidica notte in cui crollò il Muro di Berlino e che portò, il 3 ottobre del '90, alla riunificazione delle due Germanie, ai tedeschi s'impone più attuale che mai il paragone tra Bismarck (ed il suo Reich) ed i cancellieri della Repubblica federale.
Dov'è la differenza essenziale tra l'aristocratico Bismarck e la generazione di politici che da Konrad Adenauer, attraverso Willy Brandt porta all'ultimo Cancelliere tedesco? "Questi ultimi", risponde Willms, "hanno gestito il potere all'interno delle regole della democrazia parlamentare e sostenuti da una maggioranza politica". Due presupposti che l'autoritario Bismarck non solo, non ha mai riconosciuto, ma ha, anzi, sempre tenacemente combattuto. Ed è in questo senso che il fondatore del Reich "è corresponsabile", conclude Willms, "della catastrofe che si è abbattuta sui tedeschi nel Ventesimo secolo".


Le date principali della vita di Bismarck

1815
1 aprile OTTONE LEONARDO LEOPOLDO VON BISMARCK-SCHONHAUSEN, nasce, secondogenito, nella famiglia prussiana dei Bismarck-Schonhausen, orgogliosa schiera di aristocratici prussiani, noti con il nome di "JUNKER": una rigida casta di latifondisti autoritari e potentissimi.
1847
Fino a questa data, Bismarck, alto, imponente, vigoroso, attivo nei diversi sport, trascorre i suoi primi 32 anni di vita turbolenta e inquieta, senza pensare alla politica. Poi si sposa con Giovanna Puttkamer, e desideroso di trovarsi una "sistemazione" di prestigio, iniziò a dedicarsi alla vita politica,quasi alla vigilia della rivoluzione di Berlino. Viene eletto deputato alla Dieta degli Stati Tedeschi (la prima che raccogliesse i rappresentanti degli Stati tedeschi che allora formavano la Confederazione Germanica, formatasi nel 1815.
1848
Alla sanguinosa sommossa di Berlino del 18 marzo 1848 ( che si proponeva di costringere il Re di Prussia, Federico Guglielmo, a concedere una Costituzione) il trono stava vacillando, ma il giovane deputato si schierò decisamente dalla parte del Re, ribadendo che la sovranità veniva dal "diritto divino". L'atteggiamento fu premiato dal Sovrano, affidandogli sempre più importanti incarichi.
1851
Viene promosso ambasciatore. Dotato di eccezionale fiuto politico, Bismarck inizia a dar prova del suo autentico genio politico e diplomatico. E' lui a inventarsi la "Realpolitik", una "politica realista" che lo avrebbe reso famoso; seguendo un solo dogma: raggiungere l'obiettivo proposto con il mezzo più rapido, sicuro, efficace, qualunque esso fosse.
1862
Viene nominato Cancelliere (Primo Ministro). Nella crisi politica di quest'anno dovuto al rifiuto dell'opposizione che non voleva accettare i provvedimenti di potenziamento, ammodernamento, riorganizzazione dell'esercito, il sovrano fa una mossa autoritaria: sciolse il Parlamento. Ma in virtù della Costituzione votata nel 1850, questa consentiva di rimanere in carica anche dopo un voto contrario e dopo lo scioglimento del Parlamento. Bismarck resta al suo posto di comando.
1864
Sotto la sua guida, inizia il programma politico per fare della Prussia lo Stato dominatore nel mondo tedesco, con il sogno di riunificare sotto di essa la Germania divisa, con gli Stati subordinati all'Austria. E' il periodo della Guerra alla Danimarca
1866
Sfrutta i dissidi interni dell'Austria e l'ostilità dell'Italia per l'imperatore asburgico, dichiara guerra e vince gli austriaci in una paurosa disfatta in Boemia a Sadova. La Confederazione, fino allora dominata dall'Austria viene sciolta. Gli Stati si riuniscono in una Confederazione (del Nord) sottoposta alla guida della Prussia.
1870-71
Dopo l'Austria rimaneva nel continente solo i Francesi di Napoleone III, tradizionale avversario, a contrastare l'egemonia tedesca. E quando scoppiò la guerra i piani per l'invasione della Francia erano pronti già da tre anni; I piani di Bismarck e la genialità strategica di von Moltke travolsero ogni resistenza a Sedan, lo stesso imperatore francese venne catturato, Parigi fu posta in assedio.
1871
Nella reggia di Versailles, Bismarck ebbe la soddisfazione di udire i principi tedeschi che si sottomettevano a Guglielmo I di Prussia e lo nominavano imperatore in Germania. Così "in mezzo al ferro e al fuoco" come si espresse lo stesso Cancelliere) poteva rinascere il Reich tedesco dopo tanti secoli di divisione nazionale.
1873-75
"Lotta per la cultura". Leggi contro la Chiesa cattolica
1878
Proprio come un accorto "burattinaio" Bismarck iniziò a manovrare i fili di una complicatissimi rete di alleanze, rapporti d'equilibrio, promesse e minacce, concessioni e pretese. E con Congresso di Berlino di quest'anno sancì tale equilibrio.
1882
Dopo le manovre di sopra parte una serie di alleanze e di patti. La maggiore tra queste alleanze fu la "Triplice Alleanza", alla quale accedette anche l'Italia, insieme all'Austria e alla Germania.
1888
Muore l'imperatore Guglielmo I. Sale al trono Guglielmo II e subito si aprì in contrasto tra Bismarck e il giovane 29 enne sovrano, che (oltre che geloso della sua popolarità) non tollerava i sistemi autoritari del "Cancelliere di Ferro".
1890
I contrasti durarono due anni, e inaspriti fino a tal punto che Bismarck si vide costretto a dimettersi dal governo e ritornare a malincuore alla vita privata.
1898
Dopo otto anni di vita trascorsa nel suo podere di Friedrichsruh, Bismarck il 30 luglio muore a 83 anni d'età.

Frasi Celebri di Otto von Bismarck

Potere:
Chi tiene ben stretta la borsa, ha il potere.
Politica:
La politica non è una scienza esatta.
Verità/Menzogne:
Non si mente mai così tanto come prima delle elezioni, durante la guerra e dopo la caccia.

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Data creazione biografia: 15 novembre 2005
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