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Biografia di John Cheever |
Scrittore
John Cheever è nato nel 1912 a Quincy, in Massachussetts. Suo padre possiede un’industria manifatturiera e gli concede un’infanzia agiata e acculturata prima di finire travolto dal crollo della borsa del ’29 ed abbandonare la famiglia. Il giovane Cheever ha già diciassette anni, ma quella promessa familiare interrotta lo assillerà per anni di risentimento e paura. Si fa espellere dalla prestigiosa Thayer Academy dopo aver recitato con convinzione la parte dello “studente rissoso, intrattabile e definitivamente perduto” ed aver trasgredito tutti i divieti possibili, compreso quello di fumare. Quell’esperienza diventerà il suo primo racconto, Expelled. La necessità di scrivere, così come la renitenza agli studi, sono caratteristiche quasi innate. A dodici anni già propone al padre di abbandonare la scuola per darsi alla narrativa, “senza cercare di diventare ricco e famoso”. Libero dai vincoli scolastici, abbandona definitivamente la casa materna e condivide a Boston il piccolo appartamento e la dieta da fame del fratello. Quando il suo primo racconto viene pubblicato da Malcolm Cowley, allora redattore del New Republic, per il poco più che adolescente Cheever comincia ufficialmente la sua carriera di scrittore. Si concede qualche viaggio, in Europa soprattutto. Poi torna in patria e sceglie New York come nuova residenza. Per mantenersi scrive sinossi per la Metro Goldwyn Meyer con i futuri rappresentanti della scuola di Chicago Paul Goodman e James Farrell. Frequenta i giri giusti: il Village, Dos Passos, Cummings, Agee... A Yaddo, la colonia di artisti di Saratoga Springs , divide la stanza con Raymond Carver. Nel 1935 comincia la lunga e prolifica collaborazione con il New Yorker. Nel ‘41 sposa Mary Winternitz. La sua prima raccolta, The Way Some People Live, compare l’anno successivo, in piena guerra. Cheever sta ancora svolgendo i suoi quattro anni di ferma nell’esercito, e infatti parla di quello, della vita in fanteria, mentre traccia le linee della sua poetica successiva ritraendo i modi dell’Upper East Side e dei sobborghi residenziali di New York, dove uomini per bene fanno i pendolari e vivono in piccoli cottage con giardino e piscina. Al ritorno, in attesa di riconoscimenti e danaro, insegna e scrive sceneggiature per la televisione. Fine anni Cinquanta. Un romanzo, The Wapshot Chronicle, sorta di autobiografia romanzata della relazione genitoriale e del declino della fortuna di famiglia, gli fa guadagnare il National Book Award. Già famoso, si trasferisce nel sobborgo di Ossining, in una bella casa della rivoluzione che gratifica le sue sottese ambizioni di gentiluomo di campagna. Lì vivrà per quarant’anni con la stessa moglie , i tre figli e la passione sempre meno controllabile per l’alcol. Un breve flirt con Hollywood lo distrae per un momento: gli affidano la sceneggiatura della riduzione cinematografica de La ragazza perduta di Lawrence. Poi sei settimane in Russia per un programma culturale di scambio, ma subito è richiamato in patria a ritirare la Howells Medal che l’American Academy of Arts and Letters tributa al suo lavoro. Malgrado i successi, la depressione lo attanaglia, così come la dipendenza alcolica. La carriera accademica lo tenta senza sedurlo: insegna al Barnard College, all’università dell’Iowa, in quella di Boston, a Sing Sing . Anni, luoghi, mansioni che, dopo il ricovero poco più tardi in un centro di riabilitazione newyorkese, si tradurranno nel magnifico Falconer. Nel 1978 la raccolta definitiva The Stories of John Cheever, “rigorosa documentazione della mia immaturità”, spiega lui che forse per questo ne ha rimandato a lungo la stesura, conquista il Pulitzer. Già reduce da un pericoloso infarto, muore di lì a poco, nel 1982, nell’amata residenza di Ossining. Finale inglorioso. Una lunga battaglia legale per i diritti dei suoi racconti inediti coinvolge la vedova, i figli e un piccolo editore di Chicago. Benjamin e Susan Cheever diventano scrittori anch’essi. Nel 1984 quest’ultima pubblica una controversa e livorosa biografia, Home Before Dark, che del padre racconta le tentazioni omosessuali, il delirio alcolico e la latitanza. “Nessuno di noi si aspettava accuratezza da lui. Ha vissuto solo per inventare storie”. Né giova alla pace post-mortem la pubblicazione del suo carteggio personale che ne conferma la tormentata bisessualità.
Frasi Celebri di John Cheever
- Sogni/Fantasia:
- Non comprendo l'oscenità capricciosa della mente che dorme.
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Data creazione biografia:
1 gennaio 1970
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