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Biografia di Jean-Luc Godard

Regista

Jean-Luc Godard

Nato a Parigi il 3 dicembre 1930 in una ricca famiglia di origine elvetica, Jean-Luc Godard sfugge agli orrori della guerra passando l'adolescenza in Svizzera. Torna a Parigi soltanto nel 1948, per frequentare il liceo e per studiare alla Sorbonne. Proprio durante gli anni dell'università, inizia a frequentare i cine club del Quartiere Latino e lì conosce François Truffaut, Jacques Rivette e Erich Rohmer. Nel 1950, fonda insieme a Rivette e Rohmer la 'Gazette du cinéma', cinque edizioni tra il maggio e il novembre dove Godard scrive recensioni firmandosi con lo pseudonimo di 'Hans Lucas'. Nel 1952, inizia a collaborare come critico e saggista con i Cahiers du cinéma e nel frattempo realizza alcuni cortometraggi. Fino al 1965 Godard gira alcune pellicole - da Fino all'ultimo respiro (1960), a Questa è la vita (1962), fino a Il bandito delle 11 (1965) - in cui manifesta subito le sue capacità provocatorie. In una fase successiva, che arriva fino al ‘67, e comprende pellicole come Il maschio e la femmina (1966), La cinese (1967), Week-end, un uomo e una donna tra il sabato e la domenica (1967), abbandona la narrazione a vantaggio della riflessione, dell'osservazione della società negli aspetti degeneri che Godard imputa al sistema borghese e capitalistico. Nel 1968 inizia il periodo politico di Godard, quando il suo cinema diventa militante e le tematiche che privilegia sono tutte di ispirazione marxista (Crepa padrone, tutto va bene (1972), Vento dell'est (1969), Lotte in Italia (1970), sono i titoli più significativi). Nel 1974 Godard si trasferisce a Grenoble, dove insieme alla sua compagna Anne-Marie Mièville, rileva una società di informatica, “Sonimage”, e inizia il periodo “video”. L'ultima fase, che inizia nel 1980 ed è tuttora in corso, è quella di Si salvi chi può (1980), di Prènom: Carmen (1983), di Je vous salue Marie (1984), il periodo in cui Godard si mette alla ricerca di stabili valori, in un contesto che sembra averli dimenticati.
Al di là di questa frammentarietà, esistono nell'opera di Godard alcuni elementi ricorrenti che inseriscono ogni film all'interno di un processo lineare e coerente. Innanzitutto la rivolta di Godard contro il sistema cinematografico, il suo continuo tentativo di minarne le regole del linguaggio, sia a livello tecnico, sia come momento spettacolare. Godard cerca infatti di mettere in discussione le stesse logiche che fanno del cinema uno spettacolo, attraverso una serie di accorgimenti.
I personaggi godardiani, ad esempio, non hanno mai quel connotato che deriva dalla finzione, da una costruzione drammaturgica della parte, ma al contrario assumono un comportamento talmente autoironico che finisce per mostrare solo il loro volto più umano e reale. Molte volte, addirittura, questa immagine realistica dei personaggi viene creata attraverso un'intervista o una pubblica confessione. Capita cioè che un attore che fino a qualche immagine prima aveva recitato una parte scritta sulla sceneggiatura, nella scena successiva appare soggetto ad un'intervista in cui è chiamato a rispondere in prima persona, senza il diaframma della finzione. Una sequenza di questo tipo, nell'ottica del regista francese, doveva distruggere anche il minino impianto drammaturgico imposto dalle leggi dello spettacolo.
Altri elementi che caratterizzano lo stile di Godard sono: la presenza manifesta sulla scena della macchina da presa come segno dell'autore, le voci fuori campo, l'annullamento repentino di sonoro e immagine, l'uso delle tecniche della pubblicità e delle didascalie e, soprattutto, la citazione e l'inserto letterario. Questi due elementi, in particolare, rappresentano un elemento spurio che, inserito nei tessuti tradizionali dello spettacolo, cerca di minarne la struttura chiusa. Un esempio di citazione è in Questa è la vita (1962), in cui, nei dodici quadri che servono a raccontare la vita e la morte di una giovane prostituta, è inserito un intero brano di Giovanna D'Arco di Dreyer, con una vera e propria sovrapposizione dell'eroina al personaggio del film.



Esempi di inserti letterari, invece, sono in quasi tutti i film di Godard: in Nouvelle Vague (1990), oltre a diversi canti di Leopardi, viene citata per intero, e ripetuta più volte, la prima similitudine dell'Inferno di Dante (“E come quei che con lena affannata…).
Da tutto questo si evince come il linguaggio di Godard sia formato dall'intersezione di diversi elementi espressivi, usati per condurre il mezzo cinematografico oltre quei confini in cui l'aveva relegato il cinema tradizionale. L'immagine filmica per Godard deve costituire non il fine, ma il mezzo della comunicazione, e quindi stimolare la riflessione, le idee, l'intelletto e non essere sempre compiuta e chiusa nella finzione.
L'opera di Godard è sempre stata presa come esempio soprattutto dai giovani registi, per il suo senso di rottura, di rifiuto delle regole, di messa in discussione di un ordine costituito che si percepisce in crisi.

Frasi Celebri di Jean-Luc Godard

Affari:
È difficile stabilire la linea che separa gli affari dal furto.
Arte:
L'arte ci attrae solo per ciò che rivela del nostro io più intimo.
Arte:
Se dovessi definire me stesso direi che sono "un pittore di lettere" allo stesso modo un altro potrebbe dire che ci sono "uomini di lettere".

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Data creazione biografia: 6 gennaio 2007
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