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Biografia di Ion Creanga |
Scrittore
La letteratura romena, nella seconda metà dell'ottocento, sente la necessità di riunire tutta la stirpe dei Daci, liberando il popolo non solo dal giogo austro-ungarico e zarista ma anche dall'ingiustizia sociale sostenendo posizioni di SINISTRA NAZIONALE, fatte proprie nel novecento nell'area balcanica dalle "Croci frecciate" in Ungheria e dalla "Guardia di ferro" in Romania, ai nostri giorni dal partito della Grande Romania di Cornelio Vadim Tudor e dal Partito della Giustizia e della vita ungherese di Istvan Csurka. Nonostante una demonizzazione guidata dalle centrali mondialiste, entrambe queste formazioni hanno conseguito ottimi risultati elettorali. Questo indirizzo letterario rivoluzionario ma legato ai valori della Nazione verrà definito populista e tra i suoi esponenti di spicco possiamo citare il poeta magiaro Sandor Petofi e lo scrittore di favole romeno Ion Creanga.
Ion Creanga nasce a Humuresti in Basarabia (oggi Repubblica Moldova) nel 1837.
Suo padre è un piccolo proprietario terriero, con ben sette figli, che coltiva la terra e sua madre Smaranda Creanga confeziona degli abiti di campagna che la famiglia vende per integrare le magre entrate della modesta proprietà terriera. Riceve la prima istruzione dal dascal (insegnante) della parrocchia del suo paese natio.
In seguito è ospite del nonno presso Suceava (sempre in Moldavia, ma compreso oggi nel territorio della Romania), dove prosegue gli studi.
Continua la sua istruzione in altre località moldave a Targul Neamtului, dove studia psaltichie (musica vocale ecclesiastica specifica del rito ortodosso) presso la Chiesa "Adormirea" ("l'Ascensione"). Nell‘autunno del 1854 frequenta il collegio dei catechisti di Folticeni. Le scuole dei catechisti vengono soppresse, durante l'estate del 1855, quindi Creanga passa al seminario di Socòla presso Iasi dove rimane per tre anni portando a termine il corso inferiore degli studi.
La morte del padre nel 1858 lo fa diventare, nonostante non abbia ancora una posizione, l'unico sostegno di una famiglia numerosa; infatti si reca a Iasi e intraprende la carriera sacerdotale e poiché nel clero ortodosso è obbligatorio sposarsi, contrae matrimonio con la figlia quindicenne dell‘economo della Chiesa dei Quattro santi.
Nel 1859, chiede di essere ordinato diacono e frequenta la scuola di teologia che viene chiusa l'anno seguente. Si iscrive nel 1864 ai corsi di Teologia e pedagogia della Scuola normale dei "Tre Gerarchi" di Iasi e diventa insegnante nella prima classe elementare dello stesso istituto con il titolo di "institutor". Creanga, in quei giorni frequenta, nonostante il parere negativo dei propri superiori, il teatro e spesso entra in polemica con le autorità ecclesiastiche; ha, inoltre, delle difficoltà finanziarie e il rapporto con la consorte non procede nel migliore dei modi.
Viene in un primo tempo sospeso dalle funzioni sacerdotali e nel 1874 si allontana definitivamente dalla carriera ecclesiastica. Nel 1867 la moglie lo abbandona lasciandolo con un bambino e in seguito alla sua "sospensione a divinis" viene rimosso dall'insegnamento.
Egli dimostra la tempra della stirpe dei contadini di Bessarabia: apre assieme al fratello una tabaccheria, impartisce lezioni private e si trasferisce in una bojdeucà (una capanna piuttosto modesta) a Ticau de Sus, un sobborgo di Iasi, che ha acquistato sin dal 1868 e nel 1874 ottiene il divorzio.
La bojdeucà diventa uno dei luoghi sacri alla letteratura e al sentimento nazionale del popolo; infatti, nel 1875, ospita [Mihai Eminescu], il maggiore poeta romeno, che aveva conosciuto Creanga l'anno precedente quando era il suo ispettore scolastico e che milita per l'unione della Bessarabia con la Romania e contro lo sfruttamento dei contadini da parte della classe dirigente semifeudale, spesso cosmopolita o di origine straniera, che riduce il contadino romeno in schiavitù. In ciò è favorita da una monarchia, che dopo il ritiro di Ioan Alexandru Cuza l'11 febbraio 1866 e l'assegnazione della corona agli Hohenzollern-Sigmaringen voluta dalla Francia e dalla Gran Bretagna, risulta molte volte estranea ai valori e agli interessi della popolazione trasformando la Romania in una colonia delle plutocrazie occidentali.
Eminescu e Creanga, che ormai si lega alla compagna della sua vita Ecaterina Vartic, frequentano l'osteria della "Bolta rece" ("La Buca fresca"), dove è presente quell'ambiente contadino genuino nel quale i valori e la tradizioni rurali non sono ancora contaminati dalla corruzione borghese che attraverso l'usura uccide la vitalità degli orgogliosi discendenti dei Daci. Creanga fu riammesso all'insegnamento e assegnato alla scuola elementare di Pacurari, ove rimase sino alla morte, grazie ai buoni uffici di Titu Liviu Maiorescu (1840- 1917) diventato Ministro dell'Educazione Nazionale. Non è ozioso soffermarci su questa straordinaria personalità.
Maiorescu fonda nel 1864 la società "Juminea" ("Giovinezza") e nel 1867 la rivista "Convorbiri Literare" ("Conversazioni letterarie"), difende l‘origine latina della lingua romena e gli studi classici nei Licei soprattutto nell'opera «Pentru ce limba latina este chiar cu privinta educatiùnii morale studiul fondamental din Gimnaziu» («Perché la lingua latina è, specialmente riguardo all'educazione morale, lo studio fondamentale nel Ginnasio») pubblicata nel 1863. Il contenuto di questa pubblicazione è attualissimo in un periodo nel quale, in nome del mondialismo della cultura, si vorrebbe abrogare l'insegnamento delle lingue classiche perché non funzionale alle esigenze del liberalcapitalismo.
Le riunioni dei giovani intellettuali della Juminea si presentano come quelle dei fabiani irlandesi o dei Wandervögeln tedeschi efficacemente descritti da Nicola Cospito nell'omonimo testo; i giovani accanto a un caminetto leggono, in forma gaia e informale, dei testi e raccontano aneddoti; il loro scopo è il superamento delle precedenti idee letterarie e politiche unendo «gli eretici di tutte le maggioranze soddisfatte e immobiliste», auspicando un rinnovamento culturale e sociale simile a quello sostenuto dal "la Voce" in Italia. Questi intellettuali avevano una profonda conoscenza della cultura europea grazie ai Transilvani che fanno parte del Regno Ungarico e a coloro che provengono dalla Bessarabia che erano cittadini dell‘Impero Russo. Lo stesso nome "Juminea" è proposto da Rosetti avendo in mente le organizzazioni studentesche germaniche denominate appunto "Jugend". La loro formazione europea li porta a diffondere molteplici autori stranieri allora sconosciuti in Romania come Nietzsche e per questo vengono accusati di cosmopolitismo. Riguardo a ciò riteniamo opportuno citare una frase di Maiorescu, di cui hanno fatto tesoro Eminescu e Creanga, che riteniamo sgombri il campo da ogni equivoco: «LA CULTURA NON SI FORMA DALL‘ALTO IN BASSO, MA DAL BASSO IN ALTO (...) L'ARTE PIÙ PROGREDITA PRENDE IL SUCCO VITALE NELLA VITA DEL POPOLO, CON TUTTA LA SUA INGENUA INCOSCIENZA; IN QUESTO MODO DEVE ESSERE NAZIONALE...». Queste parole sono ancora oggi valide in un epoca dove la globalizzazione, contro cui giustamente il quotidiano "Rinascita" mette giornalmente in guardia, condiziona tutti gli aspetti della nostra vita; un esempio per tutti la festa di Halloween che molti, anzi troppi europei, conoscono più del Carnevale.
Vediamo le principali favole. "Soacra cu trei nurori" ("La suocera con tre nuore") si ispira all‘eterno conflitto tra suocera e nuora. "Capra cu trei iezi" ("La capra con i tre capretti") è una fiaba in cui una capra uccide il lupo che le ha mangiato i figli. "Fata babei si fata mosneagului" ("La figlia della vecchia e la figlia del vecchio") rappresenta il topos esistente nella novellistica di tutti i paesi europei del conflitto tra la ragazza buona che riceve il premio della sua generosità e la cattiva che viene punita.
La lingua di Creanga riprende il parlato e l'arguzia dei contadini romeni e i valori etici e sociali della Romania che ieri come oggi è costretta battersi contro i potentati economici interni e internazionali. Sia nelle favole che negli "Amintiri din copilarie" ("Ricordi di infanzia") pubblicati nel 1880 si trovano la vita ed i valori del villaggio la fede nel popolo e nel riscatto sociale che il contadino, vero alfiere della stirpe, minacciata sempre e dovunque dall'alta finanza senza né volto né Patria, deve ottenere trasformandosi da suddito a patriota consapevole, il disprezzo per il conformismo e la mediocre borghesia senza ideali, asservita ai potentati economici che la stessa vita di Creanga esprime con lucida coerenza fino alla morte che lo coglie a Iasi nel 1889.
Data creazione biografia:
27 novembre 2005
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