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Biografia di Elisabetta della Trinità |
Religiosa
Elisabeth Catez, conosciuta come Elisabetta della Trinità in virtù della sua famosa preghiera "O mio Dio, Trinità che adoro", nasce nel 1880 a Camp d'Avor, a Bourges in Francia. Fa ingresso nel monastero delle carmelitane scalze di Digione appena ventunenne. Il 9 novembre 1906 muore per una malattia incurabile.
Quella che noi possiamo chiamare la sua "dottrina spirituale", lei la desunse dalla Scrittura, in particolare dal Vangelo secondo Giovanni e dalle lettere del suo "caro San Paolo". Elisabetta ha letto e riletto (ruminato) i testi biblici. Si è fatta una "tuttascolto" della Parola di Dio. Ed ora siamo noi che ascoltiamo ciò che Elisabetta ha saputo estrarre dalle vive sorgenti della Scrittura.
Alletà di 11 anni, il giorno della sua prima comunione, la piccola Elisabetta ascolta la Priora del Carmelo spiegarle il significato in ebraico del suo nome: "casa di Dio". Dio abita in lei fin dal battesimo. Questa interpretazione del suo nome lha segnata per tutta la vita.
Prima della sua entrata al Carmelo, il Padre Vallée, priore dei Domenicani di Digione, la istruisce sugli splendori del mistero trinitario e sulla bellezza del nome che sta per prendere: "Elisabetta della Trinità". Scopre progressivamente il mistero dei Tre e la grande vocazione che è nel suo nome... Ciò che colpisce maggiormente Elisabetta, è che questa intimità con le Persone divine, vissuta nella fede, anticipa la beatitudine finale. E il cielo goduto già ora sulla terra, il cielo nella fede che Elisabetta ci vuol trasmettere nella sua devozione alla Trinità.
Grande il suo amore per Cristo Gesù. "Una Carmelitana è unanima che a lungo ha contemplato il Crocifisso...". Alla scuola di san Paolo intende rispondere a Colui che troppo lha amata con il dono totale di sé. "Lapostolo scriveva: Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me... E il sono della mia anima di Carmelitana. Cerchiamo di essere per Lui unumanità di supplemento in cui possa Egli rinnovare il suo mistero".
Nel corso della sua malattia, Elisabetta trovò loccasione per approfondire la "Conformità allimmagine del Cristo", evocata da San Paolo, e divenuta ben presto per lei configurazione a Cristo crocifisso per amore, e partecipazione alla sua Passione per il suo Corpo che è la Chiesa.
Ancora in San Paolo trova una sfolgorante ispirazione: "Il mio gran desiderio è desser lode di gloria".
"Il mio Sposo mi ha fatto capire che è lì la mia vocazione in terra desilio, in attesa di cantare il Sanctus eterno nella Città dei santi". Da allora Elisabetta si firma addirittura in latino: "Laudem gloriae".
A più riprese, questa giovane ardente donna proclama ciò che chiama "il segreto della felicità" e che accoratamente ci vuole raccomandare. Si tratta dellintimità con Dio: "Vorrei dire a tutte le anime quali sorgenti di forza, di pace e anche di felicità troverebbero se provassero a vivere in questa intimità con Dio". ne è così convinta, che non smette di ripetere: "Egli è l'Amore, e vuole che noi viviamo in sua compagnia".
Questo è lultimo messaggio che ripetutamente trasmette nelle sue ultime lettere. "Vi lascio la mia fede nella presenza di Dio, del Dio Tutto-Amore abitante nelle nostre anime. Ve lo confido: è questa intimità con Lui al di dentro il più bel sole irradiante la mia vita".
"Credere che un Essere che si chiama Amore abita in noi ad ogni istante, di giorno e di notte, e che domanda solo di vivere in sua compagnia... Ricevere come proveniente direttamente dal suo amore ogni gioia, come ogni sofferenza... Questo contribuisce ad elevare lanimo al di sopra di ciò che accade, e lo fa riposare nella pace, nell'abbandono dei bimbi di Dio".
Data creazione biografia:
1 gennaio 1970
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