Scrittore
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Arthur Koestler è nato il 5 settembre 1905 a Budapest, da famiglia ebraica. Si trasferì a Vienna (la madre era viennese), dove studia al Politecnico (la facoltà scientifica di Vienna). Qui entra in contatto con circoli sionisti, il sionismo sarà la sua prima passione politica.
Arrivò a Berlino il 14 settembre del 1931.
Diventa corrispondente per il Medio Oriente per il grande editore Ullstein.
Il 31 dicembre del 1931 fa domanda di iscrizione al partito comunista. La sua iscrizione rimase segreta perché poteva essere utile al partito avere un loro uomo in un trust liberale come gli Ullstein.
Ottenne il visto per l'Unione Sovietica nell’estate del 1932 ed un contratto con la Karl Dunckert Verlag che lo impegnava a scrivere una serie di articoli per vari giornali europei.
Rimase in Urss fino all’autunno del 1933.
Koestler arriva a Parigi, senza un soldo e senza molte prospettive.
Venne richiamato da Muenzenberg per far parte del personale di un Casa di accoglienza ai figli dei funzionari comunisti uccisi o in carcere.
Vi rimase due mesi e decise di scrivere un romanzo sulla Casa, ispirandosi ai canoni del realismo socialista.
Il libro venne stroncato per aver utilizzato dei metodi da psicologia borghese e Koestler cade in una profonda depressione a cui seguiranno tentativi maldestri di suicidio.
Fu salvato da questo stato depressivo proprio dal Partito che gli propose un lavoro non pagato ma assai interessante presso il costituendo INFA (Institut pour l’Etude du Fascisme). Esso doveva essere un centro dove i meccanismi interni ai fascismi sarebbero stati studiati in maniera più razionale.
Si suicidò nel 1938 con la terza moglie, colpito dal morbo di Parkinson.
Frasi Celebri di Arthur Koestler
- Progresso:
- Il progresso della scienza è disseminato, come un antico sentiero nel deserto, di scheletri disfatti di teorie abbandonate che un tempo sembravano possedere vita eterna.
- Mondo/Universo:
- Una persona non può considerare il mondo una sorta di bordello metafisico per le emozioni.
- Sogni/Fantasia:
- La vera creatività comincia spesso dove termina il linguaggio.
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