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Biografia di Lilli Gruber |
Giornalista
È arrivata a Baghdad il 23 gennaio 2003 e ci è rimasta per quasi tre mesi, raccontando per il Tg1 cosa accadeva sul fronte iracheno durante la guerra. Oggi il resoconto di quei giorni è in un libro, che sta scalando velocemente le classifiche e che sta fruttando popolarità a una delle giornaliste più note della tv italiana. In un''intervista senza remore, Lilli Gruber risponde a chi l''ha spesso criticata e non risparmia nessuno, neppure il presidente del Consiglio.
Quella di scrivere un libro è stata una scelta naturale (diciamo per sfogo) o obbligata (per dovere d''informazione)?
Non ho scritto per sfogarmi, ma per approfondire, riflettere, analizzare. Ho voluto andare oltre i fatti, per dare delle chiavi di lettura della prima grande guerra del terzo millennio, che sta già avendo un impatto forte sugli equilibri geo-strategici del mondo e anche sulla vita di tutti noi. Non dimentichiamoci che nel suo ultimo messaggio, il 18 ottobre scorso, Osama bin Laden ha inserito anche l''Italia nella lista dei cattivi, dei Paesi da punire. E guarda caso, il 12 novembre, è stato colpito il compound del contingente italiano a Nassiriya in Iraq.
Quali sono state le prime reazioni al libro?
Le risposte sono state molto positive, sia dal punto di vista delle vendite (al secondo posto da tre settimane nella classifica della saggistica, ndr), sia dal punto di vista delle reazioni del pubblico che incontro nelle tante presentazioni-dibattito in giro per l''Italia. Una platea informata, attenta, interessata, che chiaramente percepisce che siamo entrati in una fase di forte turbolenza planetaria.
Quando lei era a Baghdad, in Italia si è fatto un gran parlare delle inviate di guerra, un po'' come se foste la curiosità del momento
Le inviate al fronte hanno avuto il loro grande esordio nella Guerra del Golfo nel ''91. All''epoca eravamo per la prima volta in tante. In questa guerra abbiamo già visto la seconda generazione di giornaliste al fronte.
Lei è stata il primo volto femminile di un tg nel nostro Paese. La vostra presenza al fronte in quell''occasione ha aperto la strada alle donne? In fondo quello del giornalismo è ancora un settore molto maschilista...
Era il 1987 quando Alberto La Volpe decise di farmi condurre il Tg2 delle 19.45. Fu una piccola rivoluzione culturale in un Paese e in una tv molto maschilista, dove le donne erano escluse da ruoli considerati prevalentemente maschili. Da allora tante giornaliste hanno avuto modo di entrare nelle redazioni, anzi, direi che la nostra professione, come altre, si è molto "femminilizzata". Purtroppo, a questa accresciuta forza e visibilità delle donne, non corrisponde un''adeguata presenza nelle posizioni di potere. Nella stanza dei bottoni continuano a esserci quasi solo uomini: uno scandalo.
Il presidente della commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva, ha accusato lei e la Botteri di non essere reporter obiettive e bilanciate.
Innanzitutto ognuno è responsabile di ciò che dice e di ciò che mette in onda. Per la correttezza e serietà del mio lavoro parlano le centinaia di corrispondenze e dirette fatte dall''Iraq. A chi mi diffama, lascio rispondere i miei avvocati.
Parliamo del giorno in cui il vostro hotel è stato colpito. Alla luce di quel che è accaduto, tornerebbe indietro e ripartirebbe per Baghdad?
Certo che tornerei a Baghdad, è il mio lavoro. Quando gli americani hanno colpito l''hotel Palestine, uccidendo due colleghi, è stato un momento terribile per tutti noi giornalisti, è come se avessero ammazzato qualcuno della nostra famiglia. L''incontro con la morte è sempre il momento più drammatico, non solo quando muoiono i colleghi, anche quando muoiono i tanti civili, bambini, donne, vecchi colpiti da bombe meno "intelligenti".
In futuro seguirà altri conflitti così da vicino?
Certamente, ma speriamo che per un po'' non ci siano più guerre.
Che ne pensa degli ex volti dei tg che poi fanno gli uomini di spettacolo (Michele Cucuzza) e di quelli che dopo aver fatto i politici tornano a fare i giornalisti (Piero Badaloni)?
Sono da sempre contraria all''infotainment, all''informazione inquinata dall''intrattenimento, dallo spettacolo.
Sull''Espresso, qualche numero fa, si parlava di Oprah Winfrey (la diva della tv americana, regina dei talk show) e del fatto che è molto corteggiata dai democratici che la vorrebbero come testimonial per la corsa alla Casa Bianca. Alla fine si diceva che l''unica donna italiana che potrebbe ambire a diventare come lei, adulata dai politici, è Lilli Gruber. Che ne pensa?
Forse è così, ma ho sempre rifiutato il corteggiamento dei politici sin dal 1987, quando l''agenzia che curava la campagna elettorale di Craxi mi chiese di fare degli spot per le elezioni europee con il leader socialista. La lottizzazione è un malcostume molto italiano, assolutamente inaccettabile.
In Italia avrebbe senso prendere volti noti e utilizzarli come sponsor di partito?
Immagino che anche da noi avrebbe senso coinvolgere i vip per sponsorizzare la politica: se i volti sono autorevoli possono servire ai partiti. Ma chiaramente il giornalista uscirebbe danneggiato da un''esperienza del genere, perderebbe la sua credibilità di testimone neutro e corretto.
Qualche anno fa, durante il primo governo Berlusconi, lei intervenne al Salone del Libro di Torino, insieme a Enrico Deaglio e Gad Lerner, per criticare il presidente del Consiglio. Le sue parole vennero accolte da uno scroscio di applausi. Un impegno politico a cui ha rinunciato o che coltiva ancora?
Non sono impegnata politicamente, sono impegnata a difendere la libertà d''informazione nel nostro Paese. In Italia esiste da anni un''anomalia studiata da analisti ed esperti di tutto il mondo: il duopolio televisivo, da una parte la tv pubblica, dall''altra un imprenditore proprietario dell''altra metà dell''etere, e che ha anche forti interessi in altri settori vitali dell''economia del Paese. Nel momento in cui questo imprenditore, Berlusconi, decide di «scendere in campo» per fare politica e diventa presidente del Consiglio, è evidente che la situazione non può che peggiorare.
4 dicembre 2003
Frasi Celebri di Lilli Gruber
- Potere:
- Il potere potrà pure essere schifoso, come gli uomini ci ripetono, ma intanto lo vogliamo avere.
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Data creazione biografia:
4 novembre 2005
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